A breve, REM (o PEC europea) farà il suo grande ingresso sostituendo la tradizionale Posta Elettronica Certificata che siamo abituati ad utilizzare tutti i giorni per lavoro o pratiche personali. In realtà, ancora non è stata definita una data certa di migrazione per i gestori ma è già possibile capire quali saranno i cambiamenti (più o meno immediati) che ci dobbiamo attendere. Prima di approfondire il tema in esame è bene fare un passo indietro e comprendere cos’ha rappresentato, nel 2005, l’introduzione della PEC come strumento di comunicazione certificata.
PEC:all’inizio fu una rivoluzione copernicana
L’introduzione, nel 2005, della posta elettronica certificata rappresentò una vera e propria rivoluzione copernicana nel mondo della comunicazione. Ancora oggi costituisce una valida alternativa alla raccomandata A/R e assicura certezza dell’invio, della ricezione e identità del destinatario. Obbligatoria per aziende, Pubblica Amministrazione e professionisti, veicola quasi 8 milioni di messaggi al giorno ed è uno strumento importantissimo nel mondo del lavoro e non solo. Infatti, anche il cittadino può trarre beneficio dall’utilizzo della PEC concretamente utilizzabile per il domicilio digitale, su cui ricevere tutte le comunicazioni della pubblica amministrazione. Comoda, versatile, veloce e facile da usare, fino ad oggi, è rimasta pressoché identica a quella originale ma, come anticipato, presto lascerò il posto a REM (Registered Electronic Mail).
Il passaggio a REM (Registered Electronic Mail)
Si è iniziato a parlare di PEC europea (forse in modo improprio) già nel 2018. Nel corso del 2018, infatti, l’Unione Europea annunciò l’intenzione di avviare una progettazione che si muovesse in questa direzione con una visione di sistema più ampia e organizzata. Sono passati quasi cinque anni e, ad oggi, non ci sono notizie certe a riguardo. Tuttavia, di recente, il Regolamento eIDAS ha promosso i SERC (servizi elettronici di recapito certificato) a servizi trusted, ovvero fidati. Ricordiamo che eIDAS è l’insieme di norme europee che dal 2014 si occupa delle identità digitali e tutto quanto di correlato. L’intento è quello di porre le basi di una piattaforma in cui le future PEC europee potranno attraversare i confini dei rispettivi Stati per mantenere intatto il loro valore di certificazione e probatorio, esattamente sul modello di quanto accade in Italia.
Un gruppo di lavoro per la migrazione
L’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) ha attivato un gruppo di lavoro (GdL) al quale sono stati invitati tutti i gestori di PEC, AssoCertificatori e UNINFO con l’obiettivo di stabilire regole tecniche tali da garantire l’applicazione dei vigenti standard emessi da ETSI al fine di assicurare l’interoperabilità del sistema. All’interno degli standard ETSI, sui SERC, il GdL ha scelto di lavorare sul modello REM basato sui protocolli tradizionali di posta elettronica valutando anche le migliori modalità realizzative per ottenere l’equilibrio tra la consolidata PEC e la REM, al fine di minimizzare il numero di modifiche da attuare per la migrazione.
Cosa cambierà per gli utenti
È bene dire che al momento non esistono certezze in merito al futuro della PEC e all’ingresso ufficiale di REM nel sistema attualmente vigente ma è parso chiaro, fin da subito, che non sarà necessario cambiare il proprio indirizzo di posta elettronica certificata. In pratica, ogni provider dovrà predisporre una procedura di verifica e certificazione dell’identità dell’utente, successivamente ci sarà la fase di migrazione sulla nuova piattaforma e quindi il passaggio da PEC a REM. Com’è ovvio che sia, non c’è nessuno spegnimento imminente dell’attuale e consolidato sistema delle PEC italiane, ma semplicemente l’Europa ha compiuto un importante passo avanti nella definizione e messa a punto di uno standard europeo condiviso da tutti i Paesi UE. Sarà poi necessario comprendere modalità e ai tempi di migrazione e occorrerà capire come i gestori gestiranno gli archivi dei messaggi presenti nelle caselle PEC degli utenti.