Una sigla che sta ad indicare Information and Communications Technology, ovvero le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, un novero di strumenti che possono essere definiti come un insieme diversificato di risorse tecnologiche utilizzate per trasmettere, archiviare, creare, condividere o scambiare informazioni.
Questi strumenti e risorse tecnologiche includono computer, Internet (siti Web, blog ed e-mail), tecnologie di trasmissione in diretta (radio, televisione e webcasting), tecnologie di trasmissione registrata (podcasting, lettori audio e video e dispositivi di archiviazione) e telefonia (fissa o mobile, satellitare, visio/videoconferenza, ecc.).
Un terreno molto ampio quindi, che come si comprende è strettamente connesso, oggi, con tutto ciò che ha una matrice multimediale e passa quindi dal mondo di internet; ed un comparto che è cresciuto in modo evidente nel post pandemia al punto che, nel 2022, gli investimenti in ITC sono cresciuti di circa il 5% e sono considerate oggi tra i migliori investimenti multimediali.
Cosa sono le ITC
Per convenzione si tende ad indicare con ITC la varietà di tecnologie che facilitano le comunicazioni, un universo con il quale ci si deve necessariamente scontrare nel panorama attuale della rete. Il termine tecnologia dell’informazione comprende computer, apparecchiature ausiliarie, software, firmware e procedure simili, servizi (compresi i servizi di supporto) e risorse correlate: in sostanza qualsiasi apparecchiatura o sistema interconnesso o sottosistema di apparecchiatura utilizzato in ambito comunicazione.
La crescita degli investimenti in ITC
E in un quadro economico piuttosto complesso quale quello attuale, l’investimento in ITC sembra essere una delle soluzioni maggiormente praticate: il digitale si conferma come asset imprescindibile per le imprese italiane e le previsioni per il 2023 sono altrettanto rosee con un’ulteriore crescita del +3%.
Già da anni le imprese operanti nel tessuto produttivo nostrano hanno compreso a fondo l’importanza di questa voce e, non a caso, ai primi posti in materia di spesa si trovano sempre investimenti in sistemi di Information Security e Business Intelligence, Big Data e Analytics.
Voci che possono rappresentare una leva determinante a livello di business soprattutto a seguito dell’incertezza economica dovuta al post pandemia ed alla contingenza internazionale attuale. Nell’anno che sta per chiudersi, il 2022, quasi la metà delle imprese italiane ha aumentato il proprio budget di spesa riprendendo quello che è un trend molto presente all’estero.
Il futuro delle ITC
Quali sono, all’interno dell’ampio calderone delle ITC, le voci per le quali si registra la più larga fetta di spesa delle aziende italiane? Si parte dai sistemi di information security e si procede con la business intelligence, i big data, e l’analytics. Attenzione poi a voci di spesa più alla portata di tutti, a livello di concetti, come ad esempio l’eCommerce (si sta assistendo alla cosiddetta delocalizzazione virtuale delle attività) e lo smart working.
Infine uno sguardo al futuro partendo anche dalla situazione politica: nel famigerato PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, documento presentato alla UE dal governo italiano per illustrare in che modo l’Italia intende investire i fondi che arriveranno nell’ambito del programma Next generation Eu), buona parte dei fondi, vale a dire 49,2 miliardi di euro, sarà destinata proprio ad investimenti in innovazione digitale. Un motivo in più per affinare le competenze in questo campo e un’occasione per le realtà imprenditoriali italiane, che potrebbero in questo modo aumentare il proprio livello di competitività e colmare il gap con le realtà omologhe attive in altri paesi dell’Unione Europea.