Nell’ultimo periodo si discute molto riguardo ad un tema che apre spesso a numerosi dibattiti: quello dei bambini sui social ma soprattutto dei danni psicologici causati da un uso inappropriato di queste piattaforme da parte dei teenager.
Social: troppi bambini li usano
Non solo ragazzi sui social network ma anche bambini sotto l’età prevista! L’età minima per registrarsi sui diversi social media può variare in base alla piattaforma e alle leggi vigenti del paese di riferimento. Tuttavia, molti dei principali social media hanno fissato un’età minima comune di 13 anni per poter creare e gestire un account. Si pensi a social come Facebook, Instagram, Twitter e Snapchat. Questo requisito è spesso stabilito in conformità con la legge statunitense denominata Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA), che impone restrizioni sulla raccolta di informazioni personali da parte dei minori di 13 anni. Il rispetto delle regole e delle politiche dell’età minima stabilite da ciascuna piattaforma sono progettate per garantire la sicurezza dei minori online e il rispetto delle leggi sulla privacy ma spesso non ricevono l’attenzione e il rispetto che meritano.
Le piattaforme per i piccolissimi
Numerosi studi sottolineano il crescente utilizzo dei social media da parte dei preadolescenti, nonostante le piattaforme vietino l’accesso ai minori di 13 anni. Ricerche condotte negli Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Irlanda hanno rivelato che oltre un terzo dei bambini tra gli 8 e i 12 anni utilizza siti come YouTube, TikTok e Instagram. Questo è stato evidenziato anche da un’indagine del The Wall Street Journal, che ha scoperto account di minori su Instagram attivi finché non sono stati segnalati. Stati Uniti ed Europa si interrogano su quali provvedimenti adottare. C’è da dire inoltre che se è vero che l’età minima per registrarsi ai social è, mediamente, quella dei 13 anni, è vero anche che esistono piattaforme dedicate ai bambini più piccoli. Social network appositamente progettati per un pubblico più giovane, come ad esempio Club Penguin, Moshi Monsters o Lego Life, che sono pensati per i bambini sotto i 13 anni e offrono un ambiente online più controllato e sicuro.
Il ruolo dei genitori
In tutto questo ci si chiede, legittimamente, quale sia il ruolo dei genitori. È importante genitori e tutori legali siano consapevoli delle attività online dei loro figli, specialmente quando si tratta di social media, al fine di garantire che siano sicuri e rispettino le linee guida stabilite dalle piattaforme e dalle leggi locali. Questo è necessario per garantire la loro tutela e preservarli da rischi che sono sempre dietro l’angolo. In questo contesto si spiega la corsa di vari Stati, negli Usa e in Europa, a regolare meglio il modo in cui i social gestiscono i dati dei minori.
Un problema da non sottovalutare
Le norme esistono per essere osservate e servono a proteggere gli individui, soprattutto i minori e le persone vulnerabili. Nonostante ciò, è fondamentale evitare di credere che le leggi possano sostituire il ruolo dei genitori o la consapevolezza dei giovani riguardo ai rischi e ai benefici dei mezzi di comunicazione. Le leggi offrono una struttura di sicurezza, uno schema entro il quale muoversi, ma è essenziale che i genitori guidino e istruiscano i loro figli su come navigare in modo sicuro e responsabile in queste piattaforme. Inoltre, i giovani devono essere formati per comprendere appieno le potenzialità e le insidie della comunicazione digitale che sono sempre maggiori ed eccessivamente sottovalutate.
La salute emotiva dei giovani. Le ragazze sono particolarmente a rischio
In questi anni, con voci e tono crescente, si chiedono leggi più rigide per l’uso dei social media. Secondo la psicologa Jean Twenge, l’uso eccessivo dei social media da parte dei minori potrebbe danneggiare la loro salute mentale, sostituendo la socializzazione in persona. L’aumento dell’uso online tra gli adolescenti è associato a una minore frequenza di incontri fisici con gli amici e potrebbe determinate una crescita significativa dei fenomeni di bullismo. L’anello debole potrebbero essere proprio le ragazze giovani o giovanissime. La loro autostima potrebbe essere minata dalla presenza di modelli di perfezione artificiale verso cui tendere. Una condizione che, secondo alcuni esperti, genererebbe un senso di frustrazione eccessivo colpendo i giovani in una delle fasi più delicate della loro crescita.
Attenzione: effetti indesiderati
Cercare un argine e una soluzione a questo problema spesso sottovalutato non è solo necessario ma anche urgente. Si stima che oltre il 50% degli adolescenti mostra sintomi di dipendenza clinica dai social media. L’abuso tecnologico potrebbe alterare lo sviluppo cerebrale e favorire comportamenti dannosi oltre ad influire sul sonno determinando prestazioni scolastiche scarse e problemi di regolazione dello stress. In pratica, essere iperconnessi potrebbe rappresentare un rischio importante per giovani menti in formazione ma, a dire il vero, occorrerebbe regolare l’uso e l’abuso di queste piattaforme anche da parte degli adulti. L’uso intensivo dei social media, inoltre, potrebbe danneggiare la formazione caratteriale dei bambini e degli adolescenti, poiché le piattaforme sono progettate per massimizzare il coinvolgimento, incentivando un uso eccessivo e comportamenti impulsivi.